La famosa finale di Mexico ’70

Data 7/10/2010 11:35:10 | Categoria: Sport

La famosa finale di Mexico ’70 rianalizzata dopo 40 anni con due dei protagonisti di quel giorno: Giancarlo De Sisti e Roberto Rivellino. A guidare la ‘Telecronaca in differita’ dell’incontro il presidente dell’Ussi Molise Mauro Carafa, il giornalista sportivo del Corriere dello Sport Antonio Barillà e il giornalista del Televideo Rai Massimo Halasz. A fare gli onori di casa, presso la sala conferenze della Provincia di Isernia, l’assessore provinciale alla Sport Angelo Iapaolo e il presidente del Consiglio provinciale Lauro Cicchino.
“Se l’Italia non avesse giocato i tempi supplementari nella semifinale con la Germania con gran dispendio di energie – ha chiesto ai due campioni Halasz – avremmo potuto vincere quel Mondiale?”. “Saremmo senz’altro stati più freschi – ha detto De Sisti – ma anche il Barsile aveva giocato i supplementari con l’Uruguay. Giocare contro il Barsile, che aveva vinto tutte le partite, non era comunque cosa facile. Il reparto avanzato di quella squadra credo sia il reparto avanzato migliore di tutti i tempi. C’era Pelé, che è stato designato come l’atleta del secolo vincendo il raffronto con altri campioni del calibro di Cassius Clay e Mohamed Ali. Dubito che avremmo potuto vincere quella partita”. “L’Italia era stanca sul piano fisico – ha commentato Rivellino – ed il Brasile era più preparato, soprattutto durante il secondo tempo. Anche senza supplementari, il Brasile avrebbe comunque vinto perché giocava magnificamente: aveva una bella squadra e, al di là di questo, c’era Pelé”.
Antonio Barillà ha sottolineato come la grandezza dell’atleta Rivellino si possa meglio comprendere prendendo spunto dal raffronto tra la realtà calcistica di oggi e quella di allora: “La Tv dava le notizie in modo scarno, facendo solo la cronaca. Il giornale forniva gli approfondimenti ma non con l’immediatezza di oggi. Ora i ragazzini sanno tutto degli idoli stranieri, ma all’epoca al di là di qualche notizia e di un’immagina da figurina non si andava. Eppure Rivellino riusciva a fare la magia. Quando si giocava a palla nei cortili c’era sempre il ragazzo che voleva essere Rivellino”. Del talento e delle caratteristiche tecniche del calciatore brasiliano originario di Macchiagodena ha parlato Giancarlo De Sisti. “La finta di Rivellino – ha spiegato il centrocampista della nazionale italiana – era una tecnica straordinaria. Faceva velocemente ruotare il pallone verso sinistra e altrettanto velocemente lo colpiva verso destra. La palla era lì e un attimo dopo non c’era più, come un gioco di prestigio. Io avevo a lungo studiato questo movimento ed ero convinto che, se lo avessi incontrato sul campo, sarei riuscito a non farlo passare. Ebbene, ci incontrammo. Appena vidi la palla spostarsi verso sinistra mi buttai sulla destra, ma lui fu talmente veloce a cambiare di nuovo la traiettoria che alla fine il pallone passò”. La tecnica della finta oggi è carattersisica di campioni come Ronaldo, Leo Messi e Ronaldinho, ma nessuno a detta di De Sisti può vantare il talento di Rivellino. Perché è cambiato il calcio, che secondo il calciatore brasiliano si è notevolmente abbassato di qualità negli ultimi anni. “Nel ’73 – ha ricordato De Sisti – volevo comprare un appartamento a Firenze che costava 36 milioni, ma il mio compenso annuale era di 35 milioni, e decisi di non acquistarlo. Oggi un calciatore con il compenso annuale può comprare un palazzo”.
Proprio alla scorta di quest’osservazione Rivellino ha spiegato che ai suoi allievi della scuola calcio “prima di insegnare ad essere un giocatore, insegno ad essere un uomo. Ad imparare i valori della dignità e della verità”.



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