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Riserva Naturale M.a.B di Collemeluccio-Montedimezzo

Riserva Naturale M.a.B di Collemeluccio-Montedimezzo

IL PROGRAMMA MAB IN ITALIA

Nel mondo sono state istituite, a partire dal 1971, 425 Riserve MaB in 95 Paesi, con lo scopo di realizzare le finalità del Programma “L’uomo e la Biosfera”.
In Italia sono state istituite cinque Riserve della Biosfera: la Riserva di Collemeluccio-Montedimezzo in Molise, il Parco Nazionale del Circeo nel Lazio, il Parco Nazionale del Vesuvio, -ville Vesuviane e Miglio d’oro e il Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano in Campania, e la Riserva Naturale Marina nel Friuli-Venezia Giulia.

LA RISERVA MAB DI COLLEMELUCCIO-MONTEDIMEZZO
La Riserva MaB di Collemeluccio-Montedimezzo – estesa ha. 654 – è costituita da nuclei che distano tra loro circa 15 km ed evidenzianti, ciascuno, da peculiari caratteristiche geomorfologiche e vegetazionali.
E’ attualmente in via di definizione un progetto di ampliamento della Riserva, affinché in essa possa essere concretizzata la differenziazione di zone prevista dal MaB Program. Tale progetto sviluppato dalla collaborazione tra Corpo Forestale dello Stato ed Università degli Studi del Molise, prevede un nuovo perimetro, molto più esteso dell’attuale, che includerebbe entrambi i nuclei esistenti come aree di tutela e parte dei territori comunali di San Pietro Avellana, Vastogirardi, Forlì del Sannio, Carovilli, Agnone, Pietrabbondante e Pescolanciano come aree di protezione esterna e di transizione.

La Riserva MaB di Collemeluccio-Montedimezzo si trova nell’Alto Molise, cioè nella parte più interna della regione, caratterizzata dalla natura incontaminata e da paesaggi di grande fascino, ove anche i costumi e le tradizioni locali sono ben conservati.
Il nucleo di Collemeluccio in prossimità del centro abitato di Pescolanciano; il nucleo di Montedimezzo, ricadente in agro di Vastogirardi, a pochissimi km dall’abitato di san Pietro Avellana. Entrambi i nuclei sono frontisti del tratturo “Celano-Foggia” e sono ben serviti da strade pubbliche.


IL NUCLEO DI COLLEMELUCCIO

Un po’ di storia
Il bosco di abete bianco di Collemeluccio, acquistato nel 1628 dalla nobildonna desiderata Melucci, dalla quale sembra derivi il nome, fu da costei portato in dote allorché andò in sposa al Duca D’Alessandro di Pescolanciano.
Nel 1895 il bosco fu espropriato dal Banco di Napoli e venduto in tre blocchi ad altrettante famiglie benestanti della zona.
Negli anni che seguirono fu frazionato più volte per successioni ereditarie finché, a partire dal 1968, l’ex Azienda di Stato per le Foreste Demaniali ha iniziato un’intensa attività di ricomposizione fondiaria che ha portato fino al 1977 (anno di soppressione dell’A.S.F.D.) alla formazione di un consistente nucleo di 363 ettari a fronte dei circa 500 ettari dell’abetina originaria.
L’auspicio è che nel prossimo futuro possa ricomporsi per intero l’antica foresta.
Nel 1971 parte del bosco (ha 187) divenne Riserva Naturale Orientata. Nel 1977 ulteriori 160 ha furono dichiarati Bosco da Seme-Riserva Biogenetica.
Infine, con D.M. 23/12/1977 tutti i 363 ettari furono inseriti, insieme con il nucleo di Montedimezzo, in un’unica Riserva della Biosfera.

Geomorfologia
I terreni derivano da un’unica formazione miocenica costituita da arenarie scistose e calcari marnosi e sono posti a quote comprese tra 790 e 1065 m.s.l.m.

Vegetazione
La specie vegetale maggiormente diffusa è l’abete bianco (Abies alba Miller), associato al cerro (Quercus cerris L.) ed in minor misura la faggio (Fagus sylvatica L.); altre specie forestali sono il carpino bianco  (Carpynus betulus L.), l’acero campestre (Acer campestre L.) e frassino maggiore (Fraxinus excelsior L.). Nel sottobosco rigoglioso si trovano il biancospino (Crataegus mono-gyna Jacq.), l’agrifolio (Ilex aqui-folium L.), il prugnolo (Prunus spinosa L.), il nocciolo (Corylus avellana L) e il salice (Salix apennina A.K. Skvortsov).
Nelle radure e lungo i margini frequenti sono i meli (Malus sylvestris Mill.), peri selvatici (Pyrus piraster Burgsd.), sorbi (Sorbus sp. pl.).

Fauna
La fauna comprende: cinghiale (Sus scrofa), lepre (Lepus europaeus), tasso (Meles meles), martora (Martes martes), donnola (Mustela nivalis), faina (Martes foina), volpe (Vulpes vulpes), poiana (Buteo buteo), gufo (Asio otus), barbagianni (Tyto alba), scoiattolo (Sciurus vulgaris), ghiro (Myoxus glis), ghiandaia (Garrulus glandarius) e molti passeracei. Nel fiume Trigno e nel torrente Salcitaro vive il gambero di fiume (Austropotamobios pallipes).


IL NUCLEO DI MONTEDIMEZZO
Un po’ di storia
Il complesso forestale di Montedimezzo-Feudozzo-Pennataro, esteso circa 1.170 ettari, di proprietà degli Angioini dal 1200, fu acquistato nel 1606 dai Monaci Certosini di Napoli che lo conservarono fino al 1799 quando in seguito alle leggi eversive della feudalità e sui beni ecclesiastici, entrò a far parte del regio patrimonio della Casa Borbonica e, con regio decreto  n. 981 del 12 giugno 1825, fu dichiarato Reale Riserva di Caccia.
Con l’Unità di Italia, fu incamerato dallo Stato che lo affidò in gestione all’ex Amministrazione Forestale (legge n. 376/1908) e, come beni dello Stato dichiarati inalienabili, fu trasferito all’Azienda Speciale del Demanio Forestale (1910). Che tuttora lo gestisce ad eccezione della foresta della foresta di Pennataro che è foresta della regione Molise dal 1975 e di quella di feudozzo, rimasta in proprietà alla regione Abruzzo.

Geomorfologia
Terreno argilloso nella parte medio-bassa e calcareo compatto in quella alta. Formazioni tipiche dell’avanfossa molisana con superfici variabili di formazioni flyscioidi a N, con arenarie marnose ed argillose a contatto, nel settore N-W, con una fascia sottile di colore biancastro debolmente marnosa, rappresentante la formazione più antica (basso oligocene) della riserva. Al di sopra è presente una terza formazione calcarea, di calciruditi e calcareniti, di età intermedia affiorante per effetto di violente spinte tettoniche durante il Miocene. Nella zona basale ed a mezza costa si ha un arrotondamento delle superfici con incisioni vallive  e con attivazione di movimenti franosi di un certo rilievo dati dalle formazioni del “flysch”.

Vegetazione
Il bosco è formato da cerro (Quercus cerris L.) e faggio (Fagus selvatica L.). Nella fascia del cerro è presente  una ricca gamma di specie secondarie che, ove il cerro è rado, assume il ruolo di soprassuolo principale ed è rappresentato da carpino bianco  (Carpynus betulus L.), frassino maggiore (Fraxinus excelsior L.), aceri (Acer campestre L., A. cappadocium Gled. Subsp. Lobelli –Ten. – Murray, A. obtusatum opalus Mill. Obtusatum – Waldst e Kit. Ex Wild – Gams, A. platanoides L., A. pseudoplatanus L.), noccioli (Corylus avellana L.), agrifoglio (Ilex aquifolium L.), peri selvatici (Pyrus piraster Burgsd.), meli (Malus sylvestris Mill.), dafne laurella (Dafne laureola).
In tali situazioni nel passatoi sono stati eseguiti massicci coniferamenti a prevalenza di abete bianco. Nell’arboreto (Horti colturali) che si sviluppa all’ingresso della riserva, fino alle infrastrutture ricettive, a mò di anfiteatro e le cui origini risalgono agli anni ’20, si annoverano molte altre specie sia indigene che esotiche.

Fauna
E’ del tutto simile a quella descritta per il nucleo di Collemeluccio, almeno per le specie superiori.


LE VISITE GUIDATE
Nella riserva l’accesso è consentito per fini educativi, oltre che per motivi di studio e di vigilanza. Pertanto, le visite guidate sono di norma e si possono prenotare presso l’Ufficio Amministrazione dell’ex Azienda di Stato per le Foreste Demaniali di Isernia sito in Via bellini 8/10, tel. 0865.3935, fax 0865.413491, oppure presso il Comando Stazione Forestale di Montedimezzo (tel/fax 0865.940134).

IL CENTRO VISITATORI
Nel nucleo di Montedimezzo è allestito un centro visitatori che ospita un interessante museo suddiviso in tre sezioni: la prima sezione è dedicata ai legni delle due foreste di Collemeluccio e Montedimezzo e dintorni; la seconda è dedicata alla geologia di questi luoghi, con una discreta raccolta di rocce e minerali; la terza è dedicata alla fauna locale. Nel centro sono altresì esposti attrezzi forestali  e altri oggetti attinenti alla cultura e alle tradizioni locali per quanto attiene al settore silvo-pastorale. Presso il nucleo di Collemeluccio è ripetuta in tono minore l’esposizione appena descritta.

LE ATTIVITA’
I sopralluoghi forestali che occupano la quasi totalità delle riserve sono stati sottratti dai normali tagli di utilizzazione. Vengono tuttavia effettuati interventi di stretta selvicoltura naturalistica al fine di assicurare e conservare la biodiversità, di regolare la biomassa, di prevenire incendi; a scopo sperimentale e didattico, sono in corso di allestimento aree di saggio permanenti ad uso di studenti universitari.
Nella riserva è altresì consenta l’attività di campeggio per gruppi organizzati ed a scopo educativo.

(Fonte: pubblicazione a cura del Corpo Forestale dello Stato - Ufficio Territoriale per la Biodiversità di Isernia)


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