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Oasi WWF Le Mortine


Oasi Le Mortine

L’Oasi Le Mortine ha un’estensione di 25 ettari ed al suo interno ci sono sentieri natura, capanni per l’osservazione della fauna, uno stagno didattico, un giardino botanico ed aree per la sosta dei visitatori. L’intero comprensorio è da considerare, sia dal punto di vista storico che paesaggistico, il limite settentrionale della Reale Caccia Borbonica di Torcino e Mastrati.

E’ una lanca fluviale artificiale lungo il fiume Volturno, creatasi in seguito alla costruzione di uno sbarramento per la produzione idroelettrica. La vegetazione ripariale è ancora ben conservata, in particolare una zona di bosco idrofilo costituito prevalentemente da Ontano nero,  Pioppo bianco, Pioppo nero, Salice bianco e Salice rosso, circondati da ornello, acero campestre, olmo e farina nei punti più asciutti.
E’ punteggiato all’esterno da esemplari di quercia a testimonianza delle antiche selve planiziali che avvolgevano i boschi fluviali e si estendevano sulla piana di Venafro. Nei fossi e nei canali si sviluppa una vegetazione tipica composta da giunco, sparto, e fioriture di nasturzio e veronica.
Il canneto borda le ripide rive dell’invaso di regolazione e si sviluppa in piccoli lembi nel bacino antistante lo sbarramento ENEL.
Le specie strettamente legate all’ambiente acquatico sono molto diversificate, specialmente in inverno e durante le migrazioni.
Tra gli uccelli acquatici nidificanti sono presenti il germano reale, la gallinella d’acqua, la folaga, lo svasso maggiore, il porciglione.
Tra gli svernanti, moriglione, mestolone, fischione, alzavola, marzaiola, moretta, codone, airone cenerino, raffigurato nel simbolo dell’Oasi, tarabusino, cavaliere d’Italia, airone rosso e garzetta; raramente l’oca selvatica.
Molto comuni tra i rapaci il nibbio bruno, la poiana, lo smeriglio, l’astore e il gufo di palude mentre sono rari il Nibbio reale, il Falco pecchiaiolo e l’Astore. Data l’abbondanza delle specie ittiche esistenti, è uno dei luoghi preferiti dagli amanti della pesca, ed è da menzionare la cattura, a maggio del 2000, di una trota farnia di oltre 5 chilogrammi.


Le strutture dell’Oasi, il centro visita, i sentieri natura, i capanni per l’avvistamento degli uccelli, insieme al giardino botanico ed uno stagno didattico, accolgono il visitatore. Nel Centro visite una proiezione illustrerà le caratteristiche ambientali della valle del Volturno.
Il percorso natura è facilmente accessibile e privo di asperità; il primo tratto affianca da un lato la limpida risorgiva del Volturno, mentre dall’altro è parallelo alla sponda del lago artificiale ENEL. Da un sentiero laterale segnalato si raggiunge l’osservatorio per la fauna acquatica, tappa d’obbligo se non altro per godere dello splendido panorama offerto dal lago, dalla sua prorompente vegetazione ripariale e dalla verdeggiante cornice dei monti di Torcino. Il percorso natura dopo aver attraversato una piccola radura che lascia spazio ad un pittoresco stagno didattico e alla visita alle arnie didattiche, si immerge nel lussureggiante bosco idrofilo dominato da altissimi pioppi ed ontani e da un sottobosco dove le lianose, abbarbicate sui tronchi, creano una ragnatela a maglie fittissime. E’ come se per un attimo riaffiorasse la gloriosa storia di questi luoghi, le Riserve Reali di Caccia di Venafro e di Torcino, teatro di cacce borboniche, ma anche di una contemporanea ed assoluta conservazione. Dopo aver fatto una puntata ad un braccio del Volturno, che serpeggia avvolto a galleria nella coltre boschiva, si fuoriesce dal bosco mantenendosi lungo il suo perimetro; lo scenario che si apre a Nord è dominato dalla selvaggia Catena delle Mainarde, il settore molisano del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, che propende i suoi contrafforti fino ai coltivi della Piana di Venafro.
Dopo essere rientrati di nuovo nel bosco, in un’area caratterizzata dagli alberi vetusti, ci si ricongiunge dopo una passeggiata agevole e ricca di sensazioni, al punto di partenza.
A pochi chilometri da Venafro, inoltre, sulla via che porta alla Cattedrale, è possibile percorrere un itinerario alquanto suggestivo, attraverso una stradina che si snoda tra ulivi secolari e terrazzamenti.
E’ un itinerario di rara suggestione, dove tra l’altro è possibile ammirare il perfetto sistema di drenaggio delle acque, realizzato per arginare la corrente durante le precipitazioni più intense.

(Fonte: Abruzzo, Lazio e Molise – storia, natura e curiosità dell’Appennino Centrale)


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