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La Lavorazione della Pietra di Pescopennataro

La lavorazione della pietra a Pescopennataro è un’arte antica; le origini dello scalpellino pescolano risalgono presumibilmente al periodo osco-sannitico, ne è testimonianza la fortezza sannitica (ormai distrutta) dotata di mura megalitiche a difesa della parte più vulnerabile.
Altre testimonianze dell’arte della lavorazione della pietra sono visibili nella vicina Agnone: chiavi di volta, portali, chiese e palazzi. L’artistico portale della Chiesa di sant’Emidio di Agnone pare sia stato commissionato dal feudatario Borrello nel 1295 proprio agli scalpellini pescolani.
Le notizie sugli scalpellini di Pescopennataro si fanno più numerose a partire dal 1700; nel paese fu istituita una vera e propria scuola artistica guidata da numerosi e valenti maestri. La presenza della scuola indusse molti agricoltori e allevatori a convertirsi all’arte della lavorazione della pietra. Tale specializzazione portò innanzitutto all’acquisizione di un notevole prestigio per i mastri scalpellini di Pescopennataro - chiamati a realizzare balaustre, acquasantiere, fontane, cappelle gentilizie, cippi funerari, portali, stucchi e decorazioni di case e chiese in tutto il mondo - ma anche benefici economici per le famiglie.
Attualmente a mantenere viva una tradizione tramandata da tre generazioni è Mario Lalli, preciso e raffinata scalpellino autore di diverse opere quali caminetti e mortai. Lalli è anche autore della “farfalla” di Piacere Molise, donata alla Camera di Commercio di Isernia ed esposta al Museo Civico della Pietra nei Secoli.

IL MUSEO CIVICO DELLA PIETRA NEI SECOLI “CHIARA MARINELLI”

La sezione del Museo dedicata alla Preistoria, è la naturale premessa per poter comprendere l’origine dell’attività degli scalpellini che nell’antichità ha dato fama e identità ai pescolani.
L’intera sezione proviene dalla collezione di Pietro Patriarca (originario di Agnone) e della moglie Fortuna Ciavolino che ne hanno curato sia l’allestimento che la sezione didattica. Inoltre, hanno fatto dono al Museo di una curiosità natalizia: un originale presepe assemblato con pietre naturali, levigate esclusivamente dall’acqua e dal tempo che suggeriscono i vari personaggi della tradizione.
L’imponente collezione Preistorica, consegnata alla terra di provenienza dei ritrovamenti, è frutto di una ricerca trentennale e di uno studio costante ed appassionato sul territorio altomolisano. Essa comprende oltre 1600 manufatti in selce e calcare, molti dei quali di straordinaria fattura a testimonianza di un’industria litica raffinatissima che potremmo definire altamente specializzata. Tali reperti accertano la presenza ininterrotta attorno a quei luoghi di una comunità stabile e progredita che scheggiava la pietra già oltre mezzo milione di anni fa.
Il materiale recuperato accerta la compresenza degli strumenti arcaici del Paleolitico inferiore insieme a quelli raffinatissimi del periodo Neolitico. La raccolta è, inoltre, impreziosita da originali monili e piccoli idoli assolutamente inediti che da soli giustificano una visita al Museo. Studiosi di fama internazionale, per la peculiarità dell’industria litica presente a Rio Verde, per l’abbondanza di siti e reperti, sono concordi nell’individuare nella zona dell’Alto Molise un’area di primario interesse per i futuri studi sulla Preistoria ancora lacunosi per la storia regionale.
In segno di gratitudine ai coniugi Patriarca, il Museo è stato dedicato ad una persona a loro cara e prematuramente scomparsa, la nipotina Chiara Marinelli.
La sezione “Mario Di Tullio” del Museo Civico della Pietra nei secoli “Chiara Marinelli” vuole ricordare i numerosi scalpellini pescolani che, realizzando opere in pietra lavorata, si sono resi famosi non solo nell’hinterland, ma anche in Italia e nei vari Paesi stranieri che li hanno ospitati come emigranti.

(Fonte “Pescopennataro, paese degli alberi e dei maestri della pietra” pubblicazione a cura del Comune di Pescopennataro)


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