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Il Santuario di Pietrabbondante


IL SANTUARIO DI PIETRABBONDANTE

Santuario o teatro-tempio sono i nomi noti per indicare il più grande monumento del mondo sannitico, dove il teatro era dedicato sia agli spettacoli che alle celebrazioni dei culti sacri.
Posto sul fianco di Monte Saraceno, a quota m 966, il complesso culturale comprende il teatro e il tempio posti sullo stesso asse, anche se su piani diversi, e due edifici di servizio, il tutto entro un’area di forma rettangolare di m 55x90.
L’opera è tutta in pietra lavorata a faccia vista, con il podio italico alla base di un colonnato greco e il teatro dai sedili anatomici con la spalliera leggermente rigettata all'indietro, ciascuno ricavato da un solo blocco di pietra. Due imponenti archi di pietra legano la cavea all'edificio scenico lungo m 37,30. Sul fronte del proscenio cinque porte con semicolonne ioniche rimandano al teatro greco di Epidauro.
La costruzione è datata fine II - inizio I secolo a.C. e coniuga gli elementi ellenistico-campani con gli schemi architettonici ispirati al modello latino.
Riportato alla luce alla fine degli anni '50 del XX secolo, dopo i primi scavi di metà Ottocento, il complesso è definito «l'unico esempio di architettura templare nel Sannio in cui sia possibile riconoscere la personalità e la fantasia di un architetto nella elaborazione di uno schema di tradizione italica, così come del resto negli accorgimenti adottati per l'accostamento del tempio al teatro. Vi si legge l'intento di una composizione formale basata sull'assialità planimetrica e sulla sovrapposizione scenografica del tempio alla cavea» (A. La Regina, Abruzzo Molise, Laterza, 1984).
Il santuario ha restituito sin dai primi scavi avviati dai Borboni una grande quantità di armi sottratte al nemico, alcune di origine tarantina e altre, più numerose, riferite al periodo di scontri con Roma.
Gli scavi hanno confermato poi che il tempio sorge in parte dov'era un tempio ionico distrutto da Annibale nel 217; tempio a sua volta sorto al posto del precedente del IV secolo a.C.
Il grande complesso cultuale di fine II e inizio I secolo a.C. non sorgeva in una zona isolata. Ai lati sono infatti tornati alla luce i resti di un tempio e botteghe di inizio II secolo a.C. e un edificio simile a una foresteria dell'antichità. Poco più in alto la necropoli del V secolo a.C. ha restituito corredi di guerrieri gelosamente custoditi nel Museo Nazionale di Napoli. Sulla vetta del monte, invece la fortificazione del IV secolo a.C. vigila tuttora sulla valle dell'alto Trigno per tutelare ieri i Pentri e oggi le testimonianze della loro civiltà, alcune emerse, tante ancora sommerse.

FONTE: Molise da Stato a Regione a cura di Natalino Paone e Gianfranco De Benedittis - Pubblicazione della Presidenza della Regione Molise


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